casa passiva di socrate

SOCRATE E LA CASA PASSIVA

Socrate e la casa passiva

Gli edifici, intesi nel loro senso primordiale, rispondono ad una delle tre principali necessità del genere umano : proteggersi dalle intemperie ed avere avere un posto in cui risposare al sicuro da animali e da insetti. Oggi essi sono diventati molto di più di un semplice rifugio; al contrario di quello che succedeva nel passato, trascorriamo al loro interno più del 90% del nostro tempo, tanto che arriviamo a chiamarli luoghi di vita.

La storia dell’architettura intesa in senso scientifico, ovvero come un connubio tra arte e tecnologia, è leggibile anche come una traccia del cammino dell’evoluzione umana, durante la quale è rimasto comunque immutato il bisogno di proteggerci da quello che avviene all’esterno. Per questo motivo i principi che stanno alla base della filosofia progettuale su cui si basano gli edifici passivi sono antichissimi e corrispondono alla ricerca dell’uomo di costruire edifici al cui interno creare un certo grado di comfort in funzione delle condizioni climatiche al contorno.

Essi aderiscono ai concetti fondanti della cosiddetta architettura vernacolare, quella architettura “senza architetti” che “rappresenta il risultato di una stratificazione di conoscenze empiriche, segni e linguaggi, che hanno preso forma, attraverso un lungo processo di tentativi ed errori, in stretta relazione con la morfologia dei luoghi, le risorse locali, le caratteristiche climatiche e ambientali e le esigenze socio-economiche, culturali e di protezione dall’ambiente di una determinata comunità” (Oliver, 2006).

L’intento di sfruttare le risorse che la natura ci offre per garantire il comfort all’interno degli edifici ha radici lontane almeno tanto quanto la storia dell’umanità.

Il primo progetto documentato di “edificio passivo” lo possiamo attribuire al filosofo greco Socrate, che visse più di 2500 anni fa.

Egli progettò a questo scopo quella che oggi si chiama “la casa di Socrate”, un edificio trapezoidale il cui lato più lungo volgeva a Sud e sullo stesso fronte prevedeva che il tetto sporgesse sulla parte superiore, dimensionandolo in modo da lasciare entrare il sole durante la stagione invernale e da fermarlo nei giorni più caldi dell’anno.

Lo stesso tetto si inclina verso Nord in maniera da proteggere l’edificio dai venti invernali.

Il terzo libro “Memorabili di Socrate”, scritto da Senofonte, narra che Socrate, nel bel mezzo di una crisi energetica causata da una carenza di legna da ardere, osservava : ” Nelle case che sono affacciate a Sud i raggi del sole penetrano nel portico in inverno, mentre in estate il percorso del sole si sposta più in alto sopra alle nostre teste ed oltre il tetto, così da regalarci l’ombra. E se questa soluzione è la migliore, dovremmo costruire gli edifici più alti verso Sud per sfruttare il sole durante l’Inverno e più bassi verso Nord per tenere fuori i venti freddi. Per farla breve, la casa in cui il proprietario può nel contempo trovare un rifugio piacevole in tutte le stagioni e custodire i suoi averi in modo sicuro è presumibilmente anche la più piacevole e la più bella”.

La teoria di Socrate presentava un difetto : la casa perdeva il calore del sole altrettanto velocemente di quanto lo guadagnava a causa di perdite per trasmissione e ventilazione. Ma come è noto, lui sapeva di non sapere e quindi confidava nel fatto che qualcuno dopo di lui si sarebbe posto la questione risolvendola.

I Romani infatti qualche tempo dopo capirono che se il portico a Sud e le finestre degli edifici fossero state rivestiti con lastre di mica o di vetro incorniciate con un telaio in legno, l’energia del sole sarebbe rimasta in parte all’interno dei locali, facendo aumentare la temperatura dell’aria ed in parte anche quella delle superfici.

Gli stessi Romani scoprirono, tramite la tecnica dell’ipocausto, un sistema di riscaldamento che consisteva nel far circolare aria calda sotto al pavimento che, a sua volta, era rialzato tramite colonnine e supporti , in modo da scaldare le superfici al posto dell’aria così da creare un maggior livello di comfort con una maggiore efficienza energetica ed una migliore salubrità degli ambienti.

I Romani avevano ben presente i principi della bioclimatica e della fisica tecnica, grazie sia alla conoscenza dell’architettura “passiva” greca sia a ciò che avevano imparato in Egitto, e cercarono di adattarli ai diversi climi dell’impero Romano.

Marco Vitruvio (80-15 a.C.) scrisse : “ Se vogliamo che il progetto delle nostre case sia corretto dobbiamo cominciare a capire come è il clima dei paese in cui verranno costruite. Ci sono tipi di abitazioni appropriate per l’Egitto, altri per la Spagna, altri ancora differenti per Roma e così per tutte le terre ed i paesi con caratteristiche differenti”.

Con il medioevo, il rinascimento e i periodi storici successivi è andato scemando l‘interesse verso questi concetti e l’architettura si è concentrata verso questioni più estetiche come la composizione, la proporzione, la sezione l’aurea, l’ornamento.

Con l’avvento della rivoluzione industriale e dell’energia “facile”, ovvero prodotta in un luogo diverso da dove è stata utilizzata e trasportata dove c’è bisogno, si è persa la consapevolezza di quanto sia difficile, costoso e poco efficiente (anche in senso ambientale) generare la sempre maggiore quantità di energia che ci serve per mantenere i nostri edifici ad un livello di comfort sempre più elevato.

Con il tempo l’importanza della forma dell’edificio e dei materiali con cui è realizzato l’involucro dei nostri edifici (la nostra terza pelle) è andata via via scemando per fare strada a impianti sempre più invadenti ed energivori, progettati da persone che hanno per lungo tempo ignorato la lezione di Socrate.

Negli ultimi tempi ci si sta forse accorgendo di avere esagerato : stiamo velocemente esaurendo le risorse che avevamo a disposizione e dobbiamo trovare un modo per mantenere all’interno del nostro edificio lo stesso livello di comfort ma con modalità e tecnologie differenti.

Nei momenti di crisi è sempre utile guardare al passato, a come facevano coloro che sono venuti prima di noi, accorgersi insomma che l’insegnamento filosofico di Socrate è utile : possiamo seguirlo studiando le modalità di funzionamento dell’architettura vernacolare e facendo tesoro delle conoscenze scientifiche e delle innovazioni tecnologiche che i nostri predecessori non avevano a disposizione, in modo da progettare in modo più consapevole.

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Beatrice Spirandelli

Architetto, progettista certificato Passivhaus, autrice di libri e articoli, relatrice a conferenze internazionali, docente di tipologia dei materiali e illuminotecnica presso lo IED di Milano