…ovvero riflessioni dopo una serata con Domenico Finiguerra (sindaco di Cassinetta di Lugagnano fino al 2012, un pioniere in Italia dell’applicazione concreta dello “stop al consumo di suolo” di cui molti si riempono la bocca, n.d.a).
Ieri sera ero seduta al tavolo davanti a una cena pesantissima, alquanto indigesta se non fosse per la presenza di Domenico al mio fianco, leggera come quella degli altri conviviali. Non c’era ombra di protagonismo, nè di saccenza…eppure Finiguerra avrebbe molto di cui vantarsi, ad esempio tutti i risultati raggiunti durante due mandati alla guida del comune di Cassinetta, come ci ha poi raccontato durante l’assemblea cittadina tenutasi a Sesto Calende.
Perchè parlo di consumo di territorio dopo una serie di pillole sul recupero energetico degli edifici? Perchè mi sono accorta di non avere enfatizzato a sufficienza questo aspetto:
al di là del risparmio energetico ottenuto attraverso un approccio bioclimatico e di efficientamento di un edificio esistente, il primo vero “recupero” che si ottiene è proprio quello di territorio, strappato alla nuova edificazione
Questo blog parla di bioedilizia e di architettura sostenibile, ma guardandosi attorno facilmente si arriva alla conclusione che l’unica architettura sostenibile è quella non costruita! Certo, meglio costruire in bioedilizia che non, meglio case in legno che in cemento armato (e questa affermazione mi costa molto in termini di formazione professionale, avendo io come principale riferimento culturale proprio il razionalismo espresso attraverso l’uso del c.a.).
Ma non è più il tempo di costruire ex novo, oltre al consumo di suolo il settore edilizio si porta dietro responsabilità pesanti, guardate questi numeri:
- Il 45% dell’energia prodotta in Europa viene utilizzato nell’edilizia
- Il 50% dell’inquinamento in Europa è prodotto dal settore edilizio
- Il 50% delle risorse sottratte alla natura è destinato all’industria edilizia
- Il 50% dei rifiuti prodotti annualmente in Europa proviene dal settore edilizio
A questo punto è fin troppo facile prendersela con architetti e geometri, urbanisti e amministratori…ma pensiamoci bene: quante persone preferiscono la villetta con giardino all’appartamento in condominio? (accontentandosi, tra l’altro, di vivere in un condominio orizzontale, vedi villetta a schiera…). Quanto suolo consumano schiere di villette a fronte di un condominio su diversi piani?
L’aveva teorizzato già Le Corbusier con la sua Ville Verte, proponendo la costruzione di edifici multipiano sollevati dal suolo, distanziati e orientati al fine di beneficiare di aria e luce, ma di una densità abitativa tale da permettere il minor consumo di suolo e quindi lasciare libere grandi aree verdi, veri e propri parchi a fronte di fazzoletti di terreno individuali. Un’utopia rifiutata dalla visione introiettiva e individualistica della casa uni-bifamigliare, del “piccolo è meglio”. Certo per un’idea così potente ci vorrebbe una società altrettanto evoluta, così assistiamo da una parte alla densità abitativa di Milano, dove negli standard a verde sono conteggiate anche le aiuole spartitraffico, dall’altra a piccole città costellate da case a schiera e palazzine di tre piani…con giardinetti privati al piano terra!
Ormai è fatta, tornare indietro difficilmente sarà possibile, ecco allora che l’unica strada percorribile per dire stop al consumo di suolo è quella del recupero e riqualificazione del costruito (ma anche della demolizione), della valorizzazione e cura del verde, inteso come boschi, campi, parchi, spazi aperti resi accessibili e fruibili per tutte le attività che possono essere svolte all’aperto, insieme.
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Rina Agostino
Architetto, si occupa di Bioedilizia, Bioclimatica ed Efficientamento Energetico degli edifici. Esercita la libera professione principalmente in provincia di Varese e Novara.
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certo Omar, grazie di averlo precisato!…anche questo è uno dei 5 punti teorizzati da Le Corbusier 🙂
Voglio ricordare anche il tetto verde piano, ciò che tolgo alla terra lo restituisco qualche metro più sopra.