L’efficienza energetica tra imposizione e investimento.
Il problema ricorrente del progettista medio italiano è quello di doversi confrontare con una tipologia di lavoro pressoché unica : la domanda di riqualificazione del patrimonio edilizio esistente in una congiuntura economica che impone budget ridotti e svariati limiti normativi, tra cui l’efficienza energetica regna sovrana.
È ormai evidente a tutti che non ci si deve limitare a viverla come una mera imposizione normativa, poichè se ben progettata e contestualizzata può diventare una occasione di investimento capace di offrire ottimi frutti.
Il limite ormai universale del “budget ridotto” impone ad ogni progettista una scelta tra n scenari ottimali che consentono di ottenere un target di consumo energetico che andrebbe definito in partenza, i quali a loro volta comportano nx combinazioni di prodotti e soluzioni per l’efficientamento energetico che ormai proliferano in ogni fiera e congresso che si rispetti e che riguardano diversi settori, ovvero riscaldamento, raffrescamento, ventilazione, idraulica, illuminazione, trasporto di persone e cose e consumi elettrici in generale.
Una giungla in cui il cliente ed il progettista medio sono bombardati di informazioni, spesso discordanti tra loro.
Quali sono i criteri che dovrebbero guidare le loro scelte? Esiste anche qui una tavola dei dieci comandamenti da seguire? A questo punto della storia solitamente arrivano i “promotori” dei diversi protocolli di progettazione e certificazione, ognuno a proporre la sua strategia vincente.
In questo frangente può succedere che la confusione aumenti invece che diminuire e può accadere anche che si perda di vista il punto da cui è partita questa ricerca, ovvero il progetto di riqualificazione per cui bisognava trovare una strategia indirizzata al cost optimum, perché magari ci si è fatti prendere alla seduzione che certi limiti e certe cifre possono in effetti esercitare.
Succede poi che il budget con cui ci si deve confrontare ci riporti all’amara realtà. Il primo passo da affrontare non è cercare subito la soluzione o il prodotto che fa per noi, ma definire quale sia l’obiettivo di risparmio energetico per il budget che si ha a disposizione, analizzando la situazione reale a 360° capire quale sia la strategia più adatta all’edificio.
Questa analisi non si deve limitare soltanto al riscaldamento e raffrescamento (ovvero ai limiti progettuali imposti per legge), ma si deve estendere a tutte quelle le voci che concorrono a definire i consumi energetici dell’edificio che abbiamo citato qualche riga sopra.
A questo punto le strade sono due, entrambe dignitose.
- La prima è conservatrice e di “buon senso”, ovvero fa ricorso all’esperienza più che alle costose simulazioni dinamiche ed alle mille meraviglie tecnologiche : intraprendere soluzioni semplici che consentono di rimanere nel budget con un livello di risparmio accettabile. Questa strategia richiede la definizione di scelte molto oculate che presuppongono uno sforzo progettuale estremamente consapevole del comportamento energetico dell’edificio tout court, oltre ad una ottima conoscenza dei principi della bioclimatica e dei principali materiali in circolazione.
- Una seconda strada è quella di prospettare al cliente una riqualificazione step by step, ovvero un progetto complessivo ed integrato di risparmio energetico che si propone di intervenire in modo incisivo in tutte le voci che compongono i costi di gestione di un edificio. Per questioni di budget il progetto viene pensato per essere realizzato in diverse fasi successive ed integrate tra loro, in modo da diluire la spesa nel tempo senza effettuare sprechi e nel frattempo scongiurare alcuni grossi problemi che possono emergere durante le fasi intermedie. Qui bisogna essere anche capaci di calcolare in modo realistico la dimensione finanziaria del progetto, ovvero la bontà nel tempo di questo genere di investimento, prendendo in considerazione i giusti parametri. Un esempio banale è quello evitare di affidarsi in questi frangenti al calcolo del tempo di ritorno semplice, in quanto si tratta di un valore non affidabile nel medio lungo periodo, visto che l’orizzonte temporale di questa seconda strategia è proprio medio e lungo.
Esiste anche in Italia una figura che può aiutare il nostro povero professionista in questo genere di scelte, a prescindere dal loro grado di complessità; si tratta del consulente energetico globale, da noi però purtroppo ancora poco diffusa in quanto spesso nonostante la crescente complessità dei progetti si tende ad agire per conto proprio o ad affidarsi al consulente tecnico di turno (quello che una volta si chiamava venditore).
Si tratta di un professionista preparato a 360° sui temi energetici, capace di indirizzare progettista e cliente verso le scelte più opportune e consapevoli dei vizi e delle virtù che ogni edificio esistente porta con sé dalla nascita. È una figura importante per la riuscita del progetto di riqualificazione energetica, che non si vuole sostituire al progettista ma che lo può affiancare nella definizione della strategia energetica più corretta e più redditizia.
Questo genere di consulenza non si può esaurire nel giro di un paio di incontri veloci del genere “voglio tutto e subito”, ma deve essere basata su tre pilastri : competenza, fiducia e collaborazione.
Stabilire gli obiettivi di risparmio energetico e le strategie di efficienza più adatti ad un progetto richiede tempo, ma soprattutto un elevato grado di competenza ad esperienza che sono indispensabili per comprendere le priorità soprattutto in caso di budget limitati.
Alla fine del processo sia il professionista che il cliente finale devono essere in grado di comprendere le scelte hanno portato agli obiettivi condivisi, acquisendo la sicurezza di condurre progetto, cantiere ed edificio in modo competente con tutte le garanzie del caso.
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Beatrice Spirandelli
Architetto, progettista certificato Passivhaus, autrice di libri e articoli, relatrice a conferenze internazionali, docente di tipologia dei materiali e illuminotecnica presso lo IED di Milano