MUFFA. PERCHE’ SOCCHIUDERE LA FINESTRA NON BASTA

Recentemente sono stata a fare un sopralluogo in casa di una “donna sull’orlo di una crisi di nervi” per la situazione interna al suo appartamento: umidità e muffa sono presenti in quasi tutti gli ambienti. La situazione è così poco confortevole che la proprietaria sta pensando di vendere l’appartamento, consapevole di dover “nascondere” le problematiche al possibile acquirente.

Diversi operatori del settore hanno fatto la loro valutazione, imputando il problema, chi all’inesistente isolamento delle murature esterne e del pavimento soprastante i box interrati, chi alla scarsa ventilazione, chi al non utilizzo della cappa di aspirazione in cucina…

Ognuno ha proposto una soluzione diversa: chi l’installazione di una stufa a pellets, che dovrebbe “asciugare l’aria e scaldare le pareti”, chi la sostituzione dell’impianto di riscaldamento a radiatori, con un pavimento radiante, chi l’isolamento interno delle pareti e del pavimento, chi di “sforacchiare” qua e là i muri tipo groviera, chi un impianto di ventilazione meccanica.

 Chi ha ragione? Un po’ tutti e un po’ nessuno…

Vediamo la situazione: l’abitazione è posta al piano terra sopra un box interrato, in una palazzina di tre piani, esposta con il lato lungo Est-Ovest, su giardino. Tre pareti confinano con l’esterno e una su scala condominiale, non riscaldata.

All’interno si nota subito l’abbondante condensa sui vetri (doppi vetri), la muffa attorno al profilo delle finestre, negli angoli dei soffitti, ma anche lungo alcune pareti, in particolare dietro gli armadi. Addirittura un mobile parzialmente in muratura “trasuda umidità” facendo marcire le parti in legno. Anche il pavimento in alcuni punti è bagnato.

Durante il primo sopralluogo emergono le prime considerazioni:

  • il costruttore è riuscito per un cavillo burocratico ad aggirare l’obbligo di rispettare la Legge 10
  • non è l’unico appartamento al piano terra, ma a quanto sembra, l’unico ad avere questo problema
  • nonostante la bella giornata di sole primaverile, quasi tutte le persiane sono chiuse…la signora assicura comunque di aerare regolarmente i locali durante il giorno
  • non è presente umidità da risalita
  • da qualche anno si cerca empiricamente di “tamponare” più che risolvere la situazione, con contropareti in cartongesso, parziali rivestimenti in sughero ecc.

Cerco di non farmi condizionare dalle varie opinioni e proposte precedenti e di ragionare oggettivamente sulla situazione:

  • in casa abitano 4 persone + due animali
  • la mattina nessuno è in casa, ma il pomeriggio sì
  • le pareti esterne sono fredde
  • in cucina non c’è cappa di aspirazione
  • viene utilizzato costantemente un deumidificatore

Inizio a considerare i possibili interventi, non tanto alternativi ma piuttosto “per gradi”, rivolti da un lato alla diminuzione dell’umidità interna, dall’altro al riscaldamento superficiale delle pareti e in ultimo all’intervento impiantistico e all’isolamento delle pareti. Perchè lascio l’isolamento delle pareti come ultima ipotesi? Perchè non essendo possibile un isolamento a cappotto (che coinvolgerebbe l’intero condominio), optare per un isolamento interno potrebbe causare addirittura più problemi in una situazione così marcatamente problematica, sicuramente dovrebbe andare di pari passo con l’installazione di un impianto di Ventilazione Meccanica Controllata.

Valuto quindi le caratteristiche di prodotti che contribuiscano a innalzare la temperatura superficiale delle pareti, come  l’intonaco termico e la pittura termica (a base sempre di materiali igroscopici naturali, come la terra cruda e il sughero), e perchè no? inizio a dare un’occhiata a impianti di riscaldamento alternativi, come il battiscopa radiante ( per il riscaldamento delle pareti) e di ventilazione meccanica (per la regolazione dell’umidità interna).

Al secondo incontro con la proprietaria, di nuovo noto che le persiane sono quasi tutte chiuse (è pieno pomeriggio…), cerco di affrontare ancora il tema “aerazione degli ambienti”, ma la signora un po’ spazientita mi ribadisce che “non è una casa sempre chiusa, anzi molto spesso le finestre sono aperte anche in inverno, tanto che spendiamo una follia in riscaldamento“… Cerco quindi di approfondire cautamente il modo in cui viene ricambiata l’aria in casa: non spalancando le finestre per pochi minuti e favorendo il riscontro d’aria, ma socchiudendo le finestre per ore, magari utilizzando la ribalta del serramento.

Ed ecco qui il “nodo” principale: socchiudere la finestra non fa che raffreddare la porzione di parete lambita dall’aria fredda (condizione che favorisce la formazione di condensa), senza tuttavia permettere all’aria umida e viziata interna di uscire e fare spazio all’ aria esterna, più secca.

Il modo migliore di aerare un ambiente è quello di spalancare le finestre (che senso avrebbero altrimenti i rapporti aeroilluminanti e il riscontro d’aria prescritti dai regolamenti edilizi e d’igiene?) per pochi minuti, in modo da ricambiare l’aria ma non raffreddare le superfici interne.

Se per abitudini, stile di vita, impossibilità oggettive non è possibile applicare questa regola fondamentale, allora meglio optare per un impianto VMC, del quale parlerò in maniera approfondita in un prossimo articolo.

Approfondirò anche gli altri interessanti spunti di riflessione che la situazione descritta propone, continuate quindi a seguirci, porre domande e perchè no? Suggerire soluzioni!

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Rina Agostino

Architetto, si occupa di Bioedilizia, Bioclimatica ed Efficientamento Energetico degli edifici. Esercita la libera professione principalmente in provincia di Varese e Novara.