Cos’è il cohousing?

In italiano possiamo tradurlo come “coabitare”, termine utilizzato per definire, come cita Wikipedia:

degli insediamenti abitativi composti da abitazioni private corredati da ampi spazi destinati all’uso comune”.

Il termine danese per indicare quello che attualmente è più ampiamente noto appunto come cohousing è “bofællesskaber” che significa “comunità vivente”. Oggi si possono stimare circa un migliaio di cohousing in tutto il mondo e assai numerosi sono i progetti in fase di avviamento.

Da pochi anni si inizia a parlarne anche in Italia: persone singole o nuclei famigliari scelgono e progettano insieme “come abitare”, scegliendo una particolare forma di vicinato in cui alloggi privati e spazi (ad esempio la lavanderia, la sala da pranzo, l’orto, il parco-giochi ecc.) o servizi in comune vengono combinati in modo da salvaguardare la privacy di ognuno e allo stesso tempo il bisogno di socialità.

Le varie esperienza di cohousing differiscono tra loro per dimensione, ubicazione, tipologia di proprietà, aspetti progettuali e priorità, ma si possono identificare quattro caratteristiche comuni:

  1. PARTECIPAZIONE: gli aderenti partecipano attivamente in tutto il processo, dalle prime fasi di pianificazione e progettazione fino alla conclusione dei lavori di costruzione o ristrutturazione delle strutture
  2. PROGETTAZIONE INTENZIONALE: il cohousing è progettato in modo da incoraggiare un forte senso di comunità
  3. AMPI SERVIZI IN COMUNE: gli spazi comuni sono parte integrante del cohousing e sono progettati per un uso quotidiano a integrazione degli spazi privati, contribuiscono alla creazione di una comunità affiatata e rappresentano un valore aggiunto per il resto del vicinato
  4. GESTIONE DIRETTA DA PARTE DEI RESIDENTI: i residenti gestiscono le strutture prendendo le decisioni in comune durante incontri periodici.

Per approfondimenti e contatti: COHOUSING ITALIA, COVABITO.